Già da diversi anni l’escursionismo nella stagione invernale è un’attività abbastanza diffusa. Sempre più persone ormai frequentano la montagna d’inverno, percorrendo itinerari a bassa quota oppure in ambiente nevoso, soprattutto grazie alla diffusione delle ciaspole e dei percorsi adatti a queste. L’escursionismo invernale però è un’attività che non va sottovalutata; richiede delle conoscenze specifiche e un’attenta preparazione della giornata, soprattutto se in ambiente nevoso. Come ho già spiegato nell’articolo sui pericoli della montagna, questi possono essere suddivisi in due categorie: pericoli soggettivi e pericoli oggettivi. Ovviamente questi pericoli sono presenti in tutte le stagioni dell’anno ma durante l’inverno entrambe le categorie si arricchiscono con alcuni pericoli strettamente correlati alla stagione invernale. Specialmente all’inizio di questa stagione, quando la presenza di neve è ancora sporadica, può capitare di imbattersi in tratti ghiacciati, piccoli nevai o erba gelata che potrebbero causare delle scivolate. L’ambiente e il suolo possono cambiare profondamente a seconda del versante e dell’esposizione, quindi l’escursione andrà programmata con una certa attenzione per evitare sorprese lungo il tragitto. Le giornate poi tendono ad accorciarsi molto, le ore di luce a disposizione sono sempre meno e scegliendo un itinerario troppo lungo c’è il serio pericolo di restare al buio. L’escursione deve essere sempre commisurata alla reale capacità tecnica propria e dei propri compagni, ricorda che in condizioni di neve fresca e non battuta i tempi di percorrenza di un itinerario saranno superiori di circa il 40% rispetto allo stesso privo di neve. Muoversi per diverse ore in un ambiente freddo porta al consumo di molte energie per cui l’abbigliamento e l’attrezzatura dovranno essere adeguati, vestirsi e mangiare in modo corretto garantirà di non soffrire il freddo e la fatica. Anche d’inverno in montagna ci possono essere repentini cambiamenti climatici e i venti forti in quota determinano l'effetto "windchill", ovvero intensificano notevolmente la percezione del freddo. Se mal vestiti l'ipotermia può sopraggiungere rapidamente, provocando congelamento con effetti rilevanti su tutto l’organismo e accrescendo anche il degrado psico-fisico. Con il freddo bisogna immagazzinare più calorie per riuscire a compensare il maggiore dispendio energetico da pare del nostro fisico, ma è altrettanto importante bere. Anche se in maniera minore rispetto all’estate il nostro corpo perde continuamente liquidi; tuttavia con il freddo la sensazione di sete viene affievolita notevolmente e quando ci si accorge di avere sete potrebbe essere troppo tardi. Bere in modo regolare, una bevanda calda o tiepida risulta fondamentale per evitare di raggiungere uno stato di disidratazione che comporta la perdita di efficienza accompagnata da una precoce sensazione di fatica. Un altro aspetto da non sottovalutare sono le condizioni climatiche, nebbie e tormente sono fenomeni atmosferici tipici della stagione invernale che possono causare scarsa visibilità. A differenza dei temporali estivi sono eventi più facilmente prevedibili ed evitabili ascoltando con attenzione le previsioni meteo. In mezzo alla nebbia o ad una tormenta, soprattutto oltre il limite del bosco, dove non ci sono punti di riferimento, la scarsa visibilità può rendere l’orientamento assai difficoltoso. I problemi di orientamento però possono presentarsi anche nelle belle giornate di sole. Finché al suolo sono presenti pochi centimetri di neve, questa copre semplicemente la traccia lasciando visibili i segnavia. Quando però la neve al suolo è parecchia questa può coprire i segnavia e gli altri punti di riferimento, rendendo difficoltoso orientarsi soprattutto nelle zone aperte. In tutti questi casi un gps cartografico con la traccia del nostro percorso può tornare davvero utile per evitare di perdersi. Infine la principale insidia per chi si muove su terreno innevato fuori dai percorsi tracciati sono le valanghe. Generalmente tutti i pendii non boscati, con un'inclinazione maggiore a 30° sono potenzialmente pericolosi. In queste zone entrano in gioco numerosi fattori che vanno ad incidere sul grado di pericolo in maniera positiva o negativa. L'accumulo di neve fresca, il vento, la temperatura, l’esposizione del pendio e la struttura degli strati che compongono il manto nevoso sono tutte variabili che incidono sulla stabilità del versante e vanno tenute in considerazione da parte di chi si avventura al di fuori dei percorsi tracciati. Il bollettino valanghe fornisce delle indicazioni generali che servono per decidere a priori se andare o meno ad effettuare un determinato itinerario. Poi l’analisi delle condizioni deve essere fatta sul posto durante tutta l’uscita e in presenza di situazioni dubbie, bisogna avere il coraggio e la saggezza di non proseguire e tornare indietro. Anche per escursioni semplici, ma al di fuori di percorsi noti e tracciati, è auspicabile avere al seguito ARTVA, pala e sonda, saperli usare ed essere correttamente formati per intervenire nel caso di distacco di una valanga. In ogni caso è bene essere consapevoli che la sicurezza assoluta non esiste, anche con i dispositivi di sicurezza al seguito qualche piccolo rischio permane. Per ridurre al minimo il rischio residuo bisogna pianificare scrupolosamente l'itinerario, avere consapevolezza dei propri limiti psicofisici, sapere quello che si fa e farlo con grande rispetto della montagna e di tutto quello che ci sta attorno.
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Marzo 2022
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