La notizia del ritorno del Castoro (Castor fiber) in Italia, dopo mezzo millennio di assenza, ha destato particolare interesse e curiosità non solo in ambiente scientifico. L’eccezionale avvistamento è avvenuto nella foresta di Tarvisio (UD) dove un giovane esemplare è stato immortalato dalle fototrappole installate dai ricercatori del Progetto Lince Italia. Si tratta indubbiamente di una scoperta dal grandissimo valore ecologico, considerando che la specie si estinse in Italia nel XVII secolo a causa della caccia indiscriminata. In Italia, ma anche in tutta Europa, il castoro veniva cacciato per la calda pelliccia, per la prelibata carne e per il “castoreo”, una sostanza oleosa secreta da alcune ghiandole, che secondo la tradizione dell'epoca aveva notevoli virtù terapeutiche. All’inizio del '900, in Europa, erano rimasti solo pochi esemplari nel bacino del Rodano, dell’Elba e in alcune zone umide nel sud della Norvegia; poi a partire dagli anni ’50 il grosso roditore è stato reintrodotto con diverse (e riuscite) campagne di ripopolazione dalla penisola scandinava fino alla Svizzera. Attualmente il castoro è ancora inserito tra le specie protette indicate nella direttiva Habitat (92/43/CEE) e dopo l'ultimo censimento effettuato nel 2006, il suo stato di conservazione è stato classificato come LC, ovvero rischio minimo. In Italia non è mai stato avviato un piano di reintroduzione per il castoro, quindi si presume che l’esemplare filmato a Tarvisio provenga dalla Slovenia oppure dall’Austria, con una propensione per la seconda ipotesi visto l’individuazione di alcune tracce del roditore in territorio austriaco a pochi chilometri dal confine. Lo sconfinamento del castoro austroungarico dimostra come nel produttivo e industrializzato nord est esistano ancora dei corridoi ecologici e delle aree ad elevato valore naturalistico dove specie autoctone che non si vedevano più da secoli possono ritornare ed eventualmente stabilirsi. Se effettivamente il castoro tornerà ad essere una presenza fissa in Friuli, sarà molto interessante osservare quale sarà l’impatto della specie sul territorio. Come tutti sanno il castoro viene definito “l’ingegnere della natura” per via della sua capacità di costruire cunicoli, tane articolate e dighe, che vanno a modificare il territorio dove si stabilisce. Tale modificazione operata dal castoro può avere aspetti positivi ma anche negativi; la creazione di invasi "artificiali" potrebbe attirare pesci, anatidi e altri animali acquatici, creando oasi naturalistiche pregevoli e ricche di biodiversità. Di contro però, le modifiche idrauliche potrebbero innescare danni anche notevoli, soprattutto in aree antropizzate o sfruttate per l’agricoltura, con inondazioni di intere aree, deviazioni di fiumi o torrenti e dissesti lungo gli argini fluviali. Ovviamente il ritorno di un singolo esemplare non causerà effetti tangibili nel breve periodo, sarà però estremamente interessante vedere che cosa accadrà nel lungo periodo.
Il Castoro europeo (Castor fiber) è il più grande roditore del mondo dopo il capibara; la sua lunghezza può andare dagli 80 ai 100 cm per un peso che generalmente si assesta tra gli 11 ed i 30 kg. Il corpo del castoro è massiccio, le zampe posteriori sono palmate e tutte le dita sono munite di artigli. La pelliccia è generalmente marrone-rossiccia sul dorso e più chiara o grigiastra sul ventre. Il castoro è un erbivoro stretto e la sua dieta è dettata principalmente dalla stagione. In estate si ciba prevalentemente di piante erbacee e legnose disponibili nei suoi dintorni, in inverno si ciba principalmente di cortecce e germogli di alberi e arbusti. Dal momento che il Castoro non è in grado di arrampicarsi, per raggiungere gemme e germogli abbatte semplicemente gli alberi utilizzando i suoi potenti incisivi. Leggi anche:
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Marzo 2022
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