Dopo la stagione invernale 2018/2019, avara di precipitazioni nevose soprattutto a quote medio basse, mai avrei pensato di poter ancora ciaspolare per il primo di maggio. Fatto sta che dopo le abbondanti e sorprendenti precipitazioni, che in una notte hanno scaricato circa 40 cm di neve sia sulle Carniche che sulle Giulie, non restava che scegliere la meta più appropriata per utilizzare le ciaspole ancora volta, prima della pausa estiva. Dopo aver scartato alcune idee, il suggerimento sulla meta è giunto da Facebook, dove un post avvisava che il rifugio Pellarini avrebbe aperto proprio per la festività del primo maggio. Sentiti gli amici, tutti d’accordo, restava solo da decidere l’ora di partenza. Lasciata l’auto al “parchegio P2” in val Saisera (869 m slm), ci incamminiamo per la strada forestale seguendo le indicazioni per il rifugio (sentiero n. 616). La giornata è spettacolare, il cielo è limpido e tutte le cime innevate si ergono maestose davanti a noi. La cosa che subito mi ha colpito è stata il contrasto tra le foglie verde brillante dei faggi e il bianco della neve a terra; qualcosa di insolito e molto particolare. Questo piacevole connubio cromatico ci accompagna lungo tutta la strada forestale, che percorriamo lungo il primo tratto del nostro itinerario. La strada alterna un paio di tratti più ripidi ad alcuni tratti in falsopiano e camminando con tranquillità, in circa un’ora raggiungiamo il Pian dei Caboneri, dove parte la teleferica a servizio del rifugio. Superata la teleferica il quantitativo di neve al suolo aumenta e poco prima che il sentiero inizi a salire con più decisione indossiamo le ciaspole. Ora il sentiero diventa molto più stretto e proseguiamo la nostra ascesa sotto un costone roccioso, da dove ha inizio una lunga diagonale a ridosso di pareti ricoperte dai mughi. Superiamo con l’aiuto di un cavetto alcuni tratti rocciosi e una volta raggiunta la sommità della parete rocciosa attraverso un canalino, seguiamo le tracce sulla neve di chi ci ha preceduto. Ancora qualche minuto di cammino nel bosco e poi, improvvisamente, il paesaggio cambia; il bosco si dirada e davanti ai nostri occhi si apre l'ampio circo morenico delle Cime delle Rondini. Ancora qualche passo immersi nel candore della neve e, sulla nostra sinistra, iniziamo a intravedere il Pellarini (1.499 m slm), incorniciato dall’imponente gruppo della Madre dei Camosci, Jof Fuart e Grande Nabois. Il rifugio sembra ormai vicino, ma prima di poterci sedere sulla splendida terrazza dobbiamo superare poco meno di 100 metri di dislivello su traccia già battuta ma comunque faticosa per la pendenza. Dopo due ore di cammino, arriviamo in rifugio con una fame da lupi e molta sete; troviamo posto sulla terrazza e quattro birre per recuperare i sali minerali sono lì che ci attendono. Ristorati dalla birra fresca e dal panorama ordiniamo da mangiare: pasta al ragù, frico, polenta, salsiccia e per finire crostata. Spazzolato per bene i piatti decidiamo di fermarci un po’ in rifugio per godere della splendida giornata, ogni tanto qualche colata di neve dà spettacolo lungo le pareti rocciose e in breve si fanno le 3; è ora di ripartire. Prima di intraprendere la discesa ci beviamo una grappa con Giorgio (il gestore del rifugio) che ci invita tutti all’apertura della stagione estiva il 18 maggio. Rimesse le ciaspole, seguiamo il percorso dell’andata e perdiamo quota con qualche capitombolo sulla neve ormai “molla”. Raggiunto il bosco, le ciaspole non servono più, nei tratti ripidi prestiamo attenzione a non scivolare e in poco più di un’ora siamo di nuovo all’arrivo della teleferica. Non resta che seguire la strada forestale immersa nella faggeta fino al parcheggio; a valle ormai non resta quasi più traccia della neve, ma ormai siamo a maggio ed è tempo che le ciaspole tornino al loro posto sulla mensola in garage!
Resoconto: Il sentiero n. 616 parte dal parcheggio in val Saisera e con un dislivello di 630 metri porta al rifugio Pellarini, aperto nel periodo estivo. Il sentiero ha difficoltà escursionistica E, con un piccolo tratto attrezzato con un cavetto per semplificare la salita. Il rifugio può essere raggiunto in un paio di ore per una facile escursione, oppure può diventare un punto strategico d’appoggio per un’escursione di più giorni nelle Alpi Giulie.
Link utili: Rifugio Luigi Pellarini Rifugio Pellarini pagina Facebook
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Per immergersi nella natura incontaminata e nel silenzio del bosco dopo una nevicata, l’alpe di Ugovizza offre numerosi itinerari adatti alle ciaspole, per ogni grado di allenamento. Per il giro di oggi abbiamo deciso di intraprendere un percorso ad anello che permette di raggiungere prima maga Priu e poi il rifugio Gortani. Lasciamo l’auto nel parcheggio denominato “P2”, lungo la strada che porta al rifugio Gortani. L’ambiente è tipicamente invernale, gli alberi sono carichi di neve e al suolo ci sono almeno 40 centimetri di neve fresca. L’itinerario del “Puanina Winter” inizia proprio nei pressi del parcheggio, calziamo quindi le ciaspole e partiamo seguendo la strada forestale che porta a Malga Priu, in leggera discesa superiamo un corso d’acqua su di un ponte ed iniziamo a salire. La strada alterna tratti dolci a brevi strappi, mai troppo impegnativi. Nonostante la recente nevicata qualcuno ha già battuto la traccia, quindi risaliamo abbastanza spediti, fermandoci solo per scattare alcune foto. Tutti i bivi che incontriamo sono ottimamente segnalati e in circa quaranta minuti giungiamo nella splendida radura di malga Priu; appena fuori dal bosco veniamo investiti da alcune folate di vento gelido, purtroppo il sole è dietro le nubi e quindi ci fermiamo solo pochi minuti per salutare le mucche Highlander e ammirare la grandiosa vista sui monti della val Saisera. Ripartiamo puntando le curiose casette pigna, le superiamo, e ci incamminiamo lungo un sentiero che parte nei pressi di un tornante. In pochi minuti di cammino ci raccordiamo con un’altra strada forestale e proseguiamo su questa in leggera salita. Il silenzio viene interrotto solo dalle folate di vento che, con il passare del tempo si fanno sempre più insistenti. In leggera discesa raggiungiamo il letto del Rio Rauna, superato il corso d’acqua svoltiamo subito a sinistra e ci incamminiamo sulla strada che porta al Col di Mezzo. Questa è una variante che abbiamo deciso di intraprendere per allungare un po’ il giro, il percorso indicato dal Puanina Winter, dopo il ponte sul rio Rauna prosegue verso destra. Ora la traccia non è più battuta e avanziamo con più fatica nella neve fresca, inoltre il vento si è rafforzato e provoca la caduta di neve dagli alberi, forse era meglio optare per il giro corto! Proseguiamo a batter traccia fino al primo bivio che incontriamo, dove giriamo a destra. Poi, subito dopo svoltiamo a sinistra e proseguiamo finché non raggiungiamo un vecchio fienile posto in una radura. Dalla struttura iniziamo la discesa verso la Val Rauna, tagliamo i tornanti scivolando sulla neve fresca e in circa 5 minuti sbuchiamo nei pressi di alcuni stavoli, proprio in fondo alla val Rauna. Nell’ampia valle il vento freddo ci colpisce a folate e ci avvolge in nubi di neve alzata dai tetti e dai prati circostanti, raggiunta la strada decidiamo di togliere le ciaspole e proseguire più spediti sull’asfalto. Percorriamo quasi interamente la val Rauna fino nei pressi di un ponticello, dove sulla sinistra si stacca il sentiero che, in pochi minuti ci porta al rifugio Gortani. Dal rifugio al parcheggio “P2” ci sono ancora dieci minuti di strada; prima però di chiudere il nostro giro, non ci resta che entrare in rifugio e scoprire cosa propone di buono la cucina del Gortani! Resoconto: Quello descritto è un semplice itinerario con le ciaspole che si dirama tra boschi, prati e baite lungo i sentieri e le strade forestali della foresta di Tarvisio. Il giro descritto può essere accorciato di circa un chilometro evitando la deviazione sulla strada per il Col di Mezzo. Il rifugio Gortani è un ottimo punto di appoggio per rifocillarsi dopo la ciaspolata; ottimo servizio, piatti gustosi e porzioni abbondanti…voto dieci!
Traccia GPS:
L’obiettivo della gita odierna era quello di salire sulla cima dell’Osternig, ma le forti raffiche di vento che soffiavano a sella Bistrizza ci hanno fatto cambiare idea. Una volta raggiunto il villaggio alpino (Feistrizer Alm) abbiamo fatto visita alla cappella della Madonna della Neve e siamo rientrati all’auto per il medesimo percorso. La giornata si presenta limpida e non troppo fredda, la neve ancora scarseggia sulle Alpi ed è presente solo nelle zone dove non batte il sole. Dal parcheggio situato nella zona dove sorgeva il vecchio Rifugio Nordio-Deffar (1210 m.), ci incamminiamo lungo la strada forestale che costeggia il rio Uqua e dopo alcuni ripidi tornanti deviamo a sinistra per imboccare il sentiero CAI 507 che permette di accorciare il tempo di salita. Il sentiero sale nel bosco di abeti alternando tratti ripidi e sconnessi a tratti più scorrevoli fino a che non si ricongiunge con la strada forestale nei pressi di una cascata del rio Uqua. Ripresa la strada, in pochi minuti siamo al rifugio Nordio; la strada in alcuni punti è ghiacciata e dobbiamo fare un po’ di attenzione, il rifugio è aperto e decidiamo di fare un beve pausa caffè. Appena dietro il rifugio, a quota 1410 metri, ritroviamo il sentiero (CAI 507) che attraversa nuovamente il Rio Uqua su di un ponticello e sale a tornanti in un bosco rado di abete rosso. Il sentiero in alcuni punti è ghiacciato, ma prestando attenzione è possibile camminare su neve non ghiacciata che fornisce un buon grip, calzare i ramponi a 12 punte sarebbe davvero eccessivo. Man mano che saliamo il bosco si fa più fitto e la pendenza del sentiero cala, ora al suolo non c’è più ghiaccio e possiamo salire più spediti; alcune forti raffiche di vento iniziano a scuotere le cime e a far scricchiolare i tronchi. Dopo poco più di mezz’ora di cammino dal rifugio, il bosco improvvisamente si fa più rado fino a scomparire quando si incontra l'ampio e bellissimo pascolo di malga Bistrizza (1718 m.). Una volta fuori dal bosco veniamo colpiti da forti raffiche di vento freddo, raggiungiamo quindi rapidamente il villaggio austriaco di Feistrizer Alm (1700 m.) per trovare un po’ di riparo e decidere cosa fare. Da quando abbiamo abbandonato il bosco la quantità di neve è aumentata, nelle zone dove non batte il sole ci sono parecchi centimetri ma la copertura non è omogenea. Dopo una rapida consultazione decidiamo di rinunciare alla cima e attraverso una vecchia mulattiera di guerra, ci incamminiamo verso la cappella della Madonna della Neve (1750 m.), bellissima chiesetta edificata nel 1911 da un carinziano di Festritz a.d. Gail. In dieci minuti raggiungiamo l'edificio, dal quale si può ammirare uno splendido panorama sui monti delle Alpi Giulie, della catena della Caravanche e sulla valle del Gail. Qui il vento è meno forte e al sole non fa troppo freddo, decidiamo quindi di fare una breve pausa e mangiare uno spuntino. Consultando la carta noto che è possibile chiudere un anello passando per sella Pleccia, ma non conoscendo il sentiero e vista la presenza di ghiaccio sui versanti a nord decidiamo di ritornare a valle per la strada dell’andata. Affrontiamo di nuovo le raffiche di vento da sella Bistrizza fino all’interno del bosco, scendiamo cauti nei tratti ghiacciati e siamo di nuovo al rifugio Nordio; non ci resta che percorrere la strada e l’ultimo tratto di sentiero fino al parcheggio.
Resoconto: Facile itinerario percorribile anche con le ciaspole in caso di buon innevamento. Il giro può essere allungato con la salita al monte Osternig, dalla Sella Bistrizza in prossimità del villaggio alpino (Feistrizer Alm) si può prende il sentiero CAI 481 che permette di raggiungere la cima in un'ora. Dalla chiesetta si può chiudere un percorso ad anello per tornare al parcheggio, transitando per forcella Pleccia proseguendo sul sentiero CAI 507. Per raggiungere il punto di partenza, da Ugovizza si imbocca la rotabile che risale il vallone omonimo, si percorre tutta la strada per arrivare al parcheggio dove termina il tratto consentito agli automezzi.
La vallata di Sauris offre diverse possibilità per delle tranquille ciaspolate di un paio di ore, senza difficoltà tecniche su comode strade forestali. Inoltre l'elevata quota che si può raggiungere in auto garantisce di trovare sempre un buon quantitativo di neve. Parcheggiamo l'auto a Lateis poco dopo l'ultima abitazione, sulla strada che porta a forca di Frumeibn. Quest'oggi ci siamo risparmiati qualche metro di dislivello, ma in caso di molta neve è possibile lasciare l'auto nella frazione dove c'è un ampio parcheggio. Indossati gli scarponi ci incamminiamo lungo la strada asfaltata seguendo le indicazioni per la via delle malghe. La salita in questo punto è abbastanza ripida, ciò permette di guadagnare quota rapidamente e godere di uno splendido scorcio sul lago sottostante. La strada è fin da subito coperta di neve ma ormai questa si è compattatata e per ora le ciaspole restano attaccate allo zaino. Superata una costruzione in breve arriviamo alla radura della forca di Frumeibn dove troviamo un tavolo con panca e un pannello informativo con i percorsi della zona. Lasciamo perdere le deviazioni alla nostra sinistra e proseguiamo lungo la strada ora in leggera discesa. Camminiamo immersi in un bosco misto di abeti e faggio sul versante orientale del monte Olbe fino a raggiungere un'altra radura; siamo giunti in località Hinter d'olbe, dove sorgono alcuni suggestivi stavoli. Sembra di essere tornati indietro nel tempo, una coltre candida ricopre i tetti e i pascoli, il cielo azzurro esalta le cime innevate ed il silenzio è assoluto. Superata l’ultima costruzione rientriamo nel bosco scendendo fino al Rio Temberle, dove troviamo un bivio con numerose indicazioni sulle possibili destinazioni della zona. Proseguiamo verso sinistra in leggera salita sulla strada che costeggia il rio, tutt’un tratto uno scoiattolo attraversa rapido la strada e sparisce tra gli alberi. La strada si fa un po’ più pendente ma dopo due tornanti camminiamo di nuovo in falso piano; siamo quasi arrivati al rifugio Eimblateribn che nei fine settimana è aperto. Non sono passate nemmeno due ore da quando siamo partiti ma decidiamo lo stesso di fermarci un attimo per una birra e per goderci un po’ il sole che oggi scalda molto. Dopo circa mezz’oretta ripartiamo seguendo la strada che scende verso Sauris, al primo bivio giriamo sulla sinistra e poi, a quello successivo, seguiamo l’indicazione per baita Mingher. La strada ora si fa più ripida e la neve, ormai molla, rende difficoltosa la salita; è il momento di indossare le ciaspole. In poco più di mezz’ora siamo a baita Mingher, una struttura privata che però viene lasciata aperta a disposizione degli escursionisti. Qui mangiamo i nostri panini sulla panca esterna, godendoci la bellissima giornata ed il silenzio della natura. Finito il pranzo ripartiamo in direzione di Lateis, il primo tratto in discesa è abbastanza ripido e si svolge su sentiero; questo termina con un piccolo guado e si raccorda con la strada forestale che sale agli stavoli Petris. Ancora un quarto d’ora di strada, a tratti molto ripida, e siamo di nuovo al tornante dove abbiamo lasciato la macchina.
Resoconto: Itinerario molto semplice senza alcuna difficoltà tecnica, non molto remunerativo se si cercano panorami maestosi ma che sa regalare degli scorci davvero suggestivi. Il rifugio Eimblateribn è aperto d’inverno nei fine settimana, mentre la baita Mingher è un edificio privato ma sempre aperto, non si possono accendere fuochi all’interno ma c’è un apposito spazio all’esterno.
Il ritrovo è fissato alle 8:45 a Tolmezzo; il celo è ancora grigio ma verso nord ovest le nuvole iniziano ad aprirsi. Durante la notte ha nevicato abbastanza e verso metà mattina le previsioni mettono bel tempo. La metà è decisa, proveremo a raggiungere casera Plotta percorrendo la strada forestale che passa per casera Val di Collina. Lasciamo l'auto nei pressi del terzo tornante della strada per il passo di monte Croce Carnico, ci sono almeno trenta centimetri di neve fresca e quindi indossiamo fin da subito le ciaspole. Appena dopo la partenza incontriamo un bivio dove manteniamo la destra proseguendo in costante salita lungo la strada forestale attraverso un fitto bosco di abeti e di faggi carichi di neve. Il sole inizia a fare capolino tra le nuvole ma folate di vento gelido non permettono ancora di togliere le giacche. Dove il bosco è più fitto le ciaspole grattano a volte su qualche sasso, ma nel complesso c'è sufficiente neve e procediamo in modo spedito battendo la traccia. Dopo aver costeggiatto un piccolo torrente l'ambiente in cui ci muoviamo cambia repentinamente; un'ampia radura si apre davanti a noi dove un lungo rettilineo ci porta a sfiorare i resti di un edificio. Il rettilineo termina con due tornanti in corrispondenza della fine della vallata, superiamo un rio quasi ghiacciato e affrontiamo in leggera salita il breve tratto fino a casera Val di Collina (1.450 m). La casera, ormai abbandonata, sorge in un pianoro estremamente panoramico e domina l'intera parte alta della vallata del But regalando una bellissima cartolina raffigurante il Polinik, il Pal Piccolo, il Pal Grande, il Cuelat, Cima Avostanis, la Creta di Timau, il Gamspitz, il Monte Terzo ed il Cimon di Crasulina. Dopo un paio di foto riprendiamo la marcia, ora il quantitativo di neve inizia ad aumentare e la fatica sale; sempre sulla strada forestale copriamo circa duecento metri di salita fino a raggiungere un bivio, a sinistra si va a casera Collina Grande, proseguendo sulla destra si giunge alla Casera Plotta. La strada in questo tratto costeggia un pendio abbastanza ripido ma la temperatura rigida e la mancanza di scariche di neve ci permettono di proseguire senza troppe preoccupazioni. Man mano che avanziamo la vista si apre sulla cima del monte Floriz finchè anche il rifugio Marinelli diventa ben visibile; siamo quasi giunti a destinazione, ancora un tornante ed ecco Casera Plotta (1.760 m). Il panorama è meraviglioso, davanti a noi si stagliano il monte Floriz, il Pic Chiadin, la Creta Monuments e la creta di Collinetta; il manto nevoso è di tutto rispetto, le staccionate della casera sono sommerse per più della metà. La casera è chiusa ma il ricovero invernale ci fornisce un po' di riparo dal vento freddo che ogni tanto si leva impetuoso; il ricovero è fornito di tavolo, panche, stufa e legna. Dopo aver mangiato qualcosa ed esserci riposati un pochino ripartiamo in direzione della casera Collina Grande, l'idea è quella di scivolare lungo il pendio fino ad intercettare la strada forestale che sale alla casera. Perdiamo quota rapidamente finchè non intercettiamo la strada; la seguiamo verso sinistra, superiamo un guado e siamo di nuovo all'incrocio con la strada percorsa in salita. Ora ripercorriamo la stessa strada dell'andata; superiamo casera Val di Collina e proseguiamo fino al primo tornante nel bosco dove prendiamo il sentiero cai 161 che attraverso il bosco ci fa risparmiare un po' di strada. Le ciaspole ormai non servono più, ancora una decina di minuti e siamo di nuovo all'auto. Resoconto: Itinerario molto appagante dal punto di vista dei paesaggi, si parte in un bellisimo bosco per giungere alla radura di casera Val di Collina dove si apre uno splendido panorama sulla valle del But. Proseguendo si supera il limite del bosco attraversando i pascoli alpini coperti da una continua coltre candida. L'itinerario fino a casera Plotta è abbastanza lungo e se la traccia non è battuta può risultare faticoso; dopo casera Val di Collina la pendenza del versante lungo la strada aumenta ed esiste la posibilità che si formino delle slavine.
Finalmente dopo un paio di anni scarsi in termini di precipitazioni nevose quest'anno tutto l'arco Alpino è stato imbiancato verso metà novembre; ora con ulteriori nevicate e con l'abbassamento delle temperature le condizioni per ciaspolare sono delle migliori. Per questa domenica abbiamo scelto di salire a malga Glazzat, utilizzando la strada forestale che parte nei pressi di sella Cereschiatis. Poco lontano dallo spiazzo dove abbiamo lasciato l'auto parte la strada forestale di servizio per la malga; il paesaggio è splendido, i pini sono carichi di neve e tutto è coperto da una coltre bianca. Indossiamo fin da subito le ciaspole e iniziamo a seguire il binario già tracciato, temevo di dover battere la traccia ma qualcuno ci ha già preceduti, probabilmente il giorno prima. La strada avvolta nel bosco ci porta a compiere alcuni saliscendi, superiamo un paio di canaloni di scarico acqua e una piccola casupola per il fieno. Ora la strada inizia a salire, con un paio di tornanti guadagnamo quota rapidamente fino a raggiungere i margini di un'ampio pascolo; siamo giunti nei pressi di malga Glazzat Bassa. Seguendo la traccia nella neve puntiamo verso il centro della radura fino a raggiungere una panchina con tavolino quasi sommersi dalla neve. Da questo punto possiamo scegliere, o proseguiamo percorrendo la strada o utilizziamo il sentiero che permette di tagliare un tornante. Visto la traccia già battuta optiamo per il sentiero, dalla panca puntiamo dritti il bosco dove ci inoltriamo superando alcuni rami bassi piegati dalla neve. Tutto è coperto da una spessa coltre di neve, i rami carichi si piegano e rendono il passaggio angusto; sembra di essere a Narnja. Superato un breve tratto ripido il sentiero piega a destra e dopo un traverso esce dal bosco, passiamo accanto ad un abbeveratoio e rincontriamo la strada che sale da Galzzat Bassa. La nostra meta non dista molto ormai, siamo in marcia da poco più di un'ora e per allungare un po' decidiamo di riprendere la strada forestale che in leggera salita ci porta ad aggirare il monte Glazzat. Giunti ad un crocevia seguiamo le indicazioni per la malga e in pochi minuti sbuchiamo nella radura sommitale, il panorama che si apre davanti a noi è maestoso; tutte le cime fino a valle sono imbiancate. Verso est spicca la lo Jof di Miezegnot e dietro, inconfondibile, lo Jof di Montasio, poco più a destra si apre l'ampio vallone dei Gleris poi in basso la val Aupa e la valle di Pontebba. La malga d'inverno è chiusa ma sono presenti diversi tavoli all'esterno; con l'aiuto di una ciaspola ripuliamo una porzione di tavolo dalla neve e ci fermiamo per mangiare i nostri panini. La giornata è splendida, il cielo è di un blu intenso e al sole si sta bene anche se ogni tanto si alza una leggera brezza artica. Dopo un oretta di sosta ripartiamo; per scendere decidiamo di scivolare lungo i prati proprio al di sotto della Malga, saltellando nella neve fresca in breve intercettiamo la forestale dove ritroviamo il bivio per il sentiero nel bosco. Giunti a Glazzat bassa riprendiamo la strada percorsa all'andata; ora all'ombra inizia a fare freddo, aumentiamo il passo ma subito ci fermiamo, a pochi metri da noi due caprioli risalgono il bosco e attraversano la strada balzando agili nella neve. Felici per questo bel incontro proseguiamo fino a raggiungere nuovamente la strada asfaltata, dove togliamo le ciaspole e riprendiamo l'auto. Resoconto: Itinerario facile che permette di ciaspolare attraverso un bellissimo bosco e consente a tutti di raggiungere la panoramica radura dove è situata la Malga. Il dislivello è minimo e la meta è frequentata, quindi è facile trovare una traccia già battuta. La malga d'inverno è chiusa ma ci sono diversi tavoli esterni che possono essere utilizzati. Il punto di partenza si può raggiungere da Pontebba oppure da Moggio, parcheggio abbastanza ampio in prossimità di Sella Cereschiattis.
Autostrada, strada, curve, gallerie e finalmente dopo un’ora e venti siamo a Sauris di Sopra dove parcheggiamo l’auto in un ampio parcheggio proprio sopra il tapis roulant dei campetti. La giornata è splendida, in cielo non c’è nemmeno una nuvola e la temperatura è perfetta per una ciaspolata. La nostra meta è il monte Morgenleit la cui cima si può scorgere dal parcheggio, sembra davvero lontano! La neve in paese non è molta, per il momento le ciaspole le agganciamo allo zaino, sicuramente ci serviranno più in alto. Una volta pronti imbocchiamo la strada che porta a casera Festons e che fin dai primi metri presenta pendenze di tutto rispetto. La strada è innevata ma presenta alcuni tratti senza neve, indossare le ciaspole sarebbe inutile, in ogni caso c’è una buona traccia battuta che ci permette di camminare abbastanza agevolmente sulle rampe sempre più ripide. Una serie di stretti tornanti ci fa guadagnare quota molto rapidamente, camminiamo in uno splendido bosco di larici e abeti che ogni tanto lasciano intravedere grandi panorami verso il Bivera imbiancato. Dopo un ora di cammino giungiamo all’ultimo tornante a quota 1.740 m, da qui usciamo dal bosco e la pendenza della strada cala decisamente. Un lungo traverso taglia il versante del monte Festons in direzione dell’omonima sella, qui c’è decisamente più neve; camminiamo sempre senza ciaspole su traccia battuta fino ad incontrare il bivio per sella Rioda che ignoriamo proseguendo dritti. Ancora dieci minuti di cammino ed eccoci a sella Festons (1.860 m) da cui si apre un bellissimo panorama verso nord; la conca dove sorge la casera è candida di neve e tutte le cime circostanti sono cariche di neve, la voglia di ciaspolare è tanta ma il nostro obiettivo su trova sulla destra un centinaio di metri sopra di noi. Per la rapida salita alla cima del Morgenleit decidiamo di sfruttare il sentiero che sale a zig zag e che in qualche punto è privo di neve; in circa 25 minuti siamo in cima. Il panorama che si apre a 360 gradi di fronte ai nostri occhi è magnifico; il Tinisia, il Bivera, il Tiarfin, l'Oberkofel, i Brentoni, il Pieltinis e anche le Tre Cime di Lavaredo incorniciate dalla Forca Valgrande. Anche verso oriente lo sguardo si spinge lontano, riconosco facilmente la Creta di Aip, il Cavallo di Pontebba, lo Jof di Montasio, lo Jof Fuart e la cupola del Mangart. Dopo aver suonato la piccola campana e scattato una serie di foto ci godiamo una meritata pausa con panino mentre osserviamo la partenza in volo di due escursionisti saliti fin qui con il parapendio nello zaino. L’ora del rientro giunge rapidamente, per scendere decidiamo di sfruttare le nostre ciaspole ed il pendio innevato verso nord, che dopo un po’ di “ravanage” ci porta a lambire i laghetti nella conca di malga Festons. Ciaspolando su un ottima neve sfioriamo la malga e rientriamo alla forcella da dove riprendiamo la carrareccia percorsa all’andata. La strada del rientro è la stessa e la percorriamo con le ciaspole ai piedi fin quando possibile. In circa un ora di cammino siamo di nuovo all’auto; ora un bel piatto di affettato e una birra autoctona non ce li toglie nessuno. Resoconto: Ottima meta per un escursione invernale con le ciaspole; l’itinerario si sviluppa su strada forestale e carrareccia fino a sella Festons da dove parte il breve sentiero che porta alla cima del Morgenleit. Percorso indicato per persone con un minimo di allenamento visto le pendenze notevoli sia su strada che nell’ultimo tratto prima della cima. Bisogna prestare attenzione in caso di elevato pericolo valanghe nel traverso sotto il monte Festons, in caso si può abbandonare il sentiero individuando un percorso parallelo a questo ma distante una trentina di metri che permette di raggiungere la sella restando distanti dai ripidi pendii. Vista spettacolare a 360 gradi dalla cima.
Finalmente la neve, non molta, caduta abbondante solo sulle Giulie, ma tanto basta per tirare fuori le ciaspole dalla naftalina e affrontare la prima escursione in ambiente nevoso della stagione. Tra le poche alternative percorribili decidiamo di puntare sul tarvisiano, raggiungeremo malga Rauna e la cappella Zita partendo da Valbruna. Questo itinerario sembra fatto su misura per la stagione invernale, il punto di partenza è facilmente raggiungibile, basta risalire la strada per la val Saisera fino a raggiungere il limite del paese di Valbruna, in corrispondenza delle ultime abitazioni, poco dopo aver lasciato sulla sinistra l'ultimo bivio utile per entrare in paese, appare chiaramente il segnavia CAI 607 per malga Rauna dove è possibile lasciare l'auto nell'area di sosta che si trova di fronte all'imbocco del sentiero. Dal piccolo parcheggio imbocchiamo la carrareccia che si inoltra nel bosco in salita, i -8 segnati dal termometro ci danno la spinta per procedere spediti lungo la strada fino al secondo tornante dove ci fermiamo per calzare le ciaspole. Proseguiamo sempre sulla strada lasciando perdere le deviazioni per il CAI 607 che taglia il bosco con un percorso a maggiore pendenza. La pista prosegue alternando tornanti a tratti più ripidi all'interno di un bosco misto di Faggi e Abeti, dopo aver oltrepassato un falsopiano in ombra usciamo allo scoperto attraversando una piccola conca dalla quale si gode di un bello scorcio sul villaggio del Lussari. La strada inverte più volte la direzione assecondando i tornanti, il bosco muta in faggeta pura fino a diradarsi, ormai la nostra meta è molto vicina; lasciata a destra la deviazione per sella Nebria decidiamo di tagliare le ultime svolte raggiungendo malga Rauna da dietro su di un candido manto immacolato. La piccola struttura in legno presenta un tavolo, alcuni armadietti e due ripiani per dormire; dietro questa c’è una costruzione più recente ma chiusa, una tettoia con spolert e numerose panche completano gli arredi del pascolo. Sono passate due ore dalla partenza e dopo una sosta per mangiare qualcosa riprendiamo il CAI 607 fino a giungere, dopo pochi minuti, nei pressi della cappella Zita, costruzione eretta nel 1917 dai fanti austriaci in onore dell’imperatrice d’Austria. L’itinerario classico prevede il rientro a valle per la stessa strada ma vista la bella giornata e le ottime condizioni della neve, prendiamo la decisione di chiudere il nostro giro con un anello. Dalla cappella proseguiamo sul CAI 607 fino a giungere al bivio con il sentiero che proviene dallo Jof di Miezegnot, il sentiero non è battuto ma grazie alla ciaspole avanziamo agilmente immersi in una splendida abetaia. Dal bivio il sentiero prende la numerazione 608 e con una serie di stretti tornanti in un ambiente candido e fiabesco ci consente di raggiungere i pascoli di malga Strechizza (1359 m). La malga è adagiata in un’ampia radura sita al cospetto delle imponenti bastionate dello Jof di Miezegnot, un bagliore sulla cima attira la nostra attenzione; deve essere la croce di vetta illuminata dal sole. Dopo una brevissima risalita su carrareccia giungiamo in una radura più piccola con una splendida casa ristrutturata, il sentiero che scende alla forcella Nebria parte nei pressi di un particolare tronco di abete, posto sul limite orientale del bosco. Il sentiero scende nel bosco con tratti abbastanza ripidi, alternati a lunghi traversi fino ad arrivare all’ampia forcella Nebria. Ormai siamo quasi a Valbruna, l’ultimo tratto lo percorriamo su una carrareccia che porta sempre il segnavia numero 608. La carrareccia sbuca sulla strada che porta in val Saisera proprio all’inizio del paese, non ci resta che tornare all’auto seguendo la strada asfaltata. Resoconto: Itinerario perfetto per una ciaspolata, il punto di partenza è facilmente raggiungibile e la strada che sale a malga Rauna presenta pendenze costanti e solo in alcuni tratti impegnative. I più allenati potranno accorciare la salita utilizzando il CAI 607 che taglia diversi tornanti. Per il rientro è possibile compiere un anello passando per malga Strechizza (file GPS), itinerario che consiglio solo ai più esperti in quanto nevicate abbondanti possono coprire i segnavia nel bosco.
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Gennaio 2020
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