Questa escursione è nata sostanzialmente dall’esigenza di conciliare due volontà; io volevo percorrere la forra del torrente Chiarsò, il mio amico Enrico voleva salire allo Zermula tramite il CAI 442 (Andrea non ha espresso volontà ed ha partecipato con entusiasmo). La soluzione è stata soddisfare tutte e due le volontà portando a termine un giro lunghissimo (epico oserei dire) che in certi frangenti, a causa di pessime battute dettate dalla stanchezza, ha quasi portato alla rottura di una buona amicizia. La nostra escursione (massacrante) parte da Villamezzo, frazione di Paularo, dove ha inizio il sentiero CAI 442. Nella prima parte il sentiero attraversa alcuni pascoli, poi dopo un guado, segue una vecchia mulattiera militare che attraverso il ponte Fuseit permette di raggiungere la forra denominata Las Callas. Accompagnati dal costante scrosciare dell’acqua superiamo alcuni ponticelli mantenendoci in quota rispetto al letto del fiume fino al bivio per Cuesta Robbia, dove iniziamo a scendere fino alla passerella metallica del Ponte Fuseit che ci permette passare sulla sponda sinistra del torrente Chiarsò. Superata la passerella si risale un attimo fino ad un bivio dove giriamo a sinistra per scende sul greto del torrente. Ancora alcuni minuti di sentiero e siamo di fronte all’imbocco di Las Callas; una stretta forra con pareti rocciose alte anche 200 mt che il torrente ha inciso con le sue acque impetuose. Questo è il tratto più appassionante (se non soffrite di vertigini), il sentiero scavato nella roccia risale la forra seguendo le forme sinuose delle pareti; si cammina in costante esposizione su roccia nuda accompagnati dal frastuono dell’acqua che scorre tra cascatelle, pozzi e marmitte. Superato questo tratto, interamente assicurato da una corda metallica, non ci resta che seguire il ripido sentiero per superare il dislivello che ci separa dalla rotabile per Cason di Lanza. Giunti sulla strada in prossimità dell’osteria da Nelut (1.100 mt) ci concediamo una breve sosta, questo era solo il riscaldamento; ora ci attende la salita allo Zermula. Presso l’osteria imbocchiamo di buon passo la carrareccia che conduce alla malga Zermula, alle spalle della quale il percorso continua su fondo erboso fino ad infilarsi nel bosco. Lasciamo sulla sinistra il bivio per casera Valutte e proseguiamo dritti uscendo dal bosco dopo alcuni tornanti, l’ampia mulattiera taglia il versante inerbito con comoda pendenza e permette di ammirare lo splendido panorama sulla conca di Paularo e sul gruppo del Sernio Grauzaria. Ancora alcuni tornanti per raggiungere Punta Cul di creta da dove il sentiero compie alcuni saliscendi passando vicino a gallerie e opere di guerra ormai in abbandono. Man mano che avanziamo la comoda mulattiera si trasforma in sentiero fino a raggiungere la cresta per gli ultimi metri che ci separano dalla grande croce di vetta; dopo quattro ore dalla partenza siamo in cima (2.143 mt). Il panorama di cui si può godere da questa cima è forse uno dei più appaganti in regione, la vista spazia per 360 gradi dalle Alpi Giulie alle Dolomiti fino ai ghiacciai austriaci. Abbiamo già percorso 12 chilometri e siamo solo a metà strada, Paularo è proprio sotto di noi, ma la via del ritorno sarà lunga. Dopo un’adeguata sosta ripartiamo seguendo il sentiero delle trincee che permette di visitare alcune fortificazioni del 15 – 18 e ci porta fino a forca di Lanza (1.832 mt) dove proseguiamo la discesa sempre su CAI 442 fino a forca Pizzul (1.708 mt). Da qui prendiamo il CAI 441 che in poco tempo ci porta a Casera Pizzul, la giornata non è troppo calda ma il sentiero in costante battuta di sole ci obbliga ad una pausa per riempire le borracce e riposare un pochino. Dalla casera riprendiamo il CAI 441 che dopo un tratto nel bosco si immette su di una strada forestale cementata estremamente ripida per poi tornare sentiero fino al greto del rio Turriea; ora non ci resta che percorrere l’ultimo tratto di strada che dalla frazione di Misincinis ci riporta alla macchina lasciata a Villamezzo. Resoconto:
Il giro come descritto è estremamente lungo e impegnativo sia per i chilometri che per il dislivello, praticamente abbiamo percorso due itinerari in un solo giorno. Il percorso nella forra del Chiarsò è molto particolare; adatto a tutti fino a Las Callas, per escursionisti esperti nel tratto scavato nella roccia. Una volta concluso il percorso lungo il torrente si può tornare indietro attraverso la rotabile oppure attraverso la stessa strada dell’andata. Per quanto riguarda il CAI 442 è sostanzialmente una vecchia mulattiera che sale il fianco sud ovest dello Zermula con pendenze costanti e mai eccessive. Nella parte sommitale sono presenti tracce storiche della Grande Guerra che poi continuano oltre la cima sul “sentiero delle trincee”. Il CAI 441 invece non mi è piaciuto molto a partire dalla Casera Pizzul in poi, sentiero molto ripido e con tratti sconnessi.
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Gennaio 2020
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