Il Monte Zaiavor (1.815 mt.) è situato in alta val Torre, nella parte meridionale del parco delle Prealpi Giulie ed è l’ultima elevazione importante verso est della catena dei monti Musi. La cima può essere raggiunta dal versante nord, partendo da sella Carnizza, oppure attraverso un percorso più lungo partendo da passo Tanamea. Il giro che abbiamo scelto per la giornata del primo maggio prevede la salita da passo Tanamea (850 mt.) attraverso il sentiero CAI 727 per poi rientrare con un giro ad anello passando per casera Nischiuarch. Il ritrovo è fissato con Enrico alle 8:30 in piazza a Tarcento; puntuali partiamo alla volta della Val Torre, dove dopo aver superato il Pian dei Ciclamini parcheggiamo l’auto nei pressi della vecchia caserma dei carabinieri presso il passo di Tanamea. Una volta pronti (ore 9:10) imbocchiamo il sentiero CAI 727 che ha inizio una cinquantina di metri prima del parcheggio, la traccia ampia e ben segnata risale il versante con una serie di tornanti all’interno di una faggeta. Prosegiuamo all’interno del bosco su pendenze abbastanza regolari fino a guadagnare un lungo traverso che ci porta sul versante nord del Rio Bianco; il bosco inizia a cedere in qualche punto donandoci alcuni scorci sul massiccio del Canin imbiancato dalle nevicate di fine marzo. Ora il sentiero diventa più articolato, alterna tratti in piano a pezzetti più ripidi, interseca una serie di impluvi e supera alcune bancate rocciose su cui notiamo alcune primule (Primula auricola). Giunti a quota 1.400 metri il bosco si dirada e davanti ai nostri occhi si apre una splendida valle alpina; il sentiero attraversa il rio Bianco e risale con ampie svolte i pascoli fino a raggiungere un profondo solco, la bocchetta di Zaiavor (1.608 mt.). Poco prima di raggiungere la bocchetta notiamo del movimento, un gruppo di una decina di camosci abbastanza giovani, probabilmente disturbati dalla nostra presenza, si muove rapidamente per mantenere le distanze di sicurezza. Dopo un’ora e tre quarti di cammino raggiungiamo la bocchetta, senza indugi giriamo a sinistra risalendo verso ovest i ripidi gradoni erbosi lungo il crinale; in circa venti minuti di faticosa salita siamo in cima. Sulla sommità è presente una piccola croce e un libro di vetta con tanto di timbro, il panorama è molto ampio e se non fosse per la foschia in pianura potremmo scorgere il mare senza problemi. Dopo una serie di foto e uno spuntino veloce deciciamo di ripartire (ore 12:00); vista la scarsa presenza di neve scegliamo di omaggiare il mitico Monsieur De Ravanage confermando l’idea di seguire la cresta per raggiungere casera Nischiuarch. Ridiscesi alla bocchetta prosegiuamo verso est affrontando un susseguirsi di saliscendi più o meno impegnativi che superiamo quasi sempre in cresta o poco sotto. Procediamo con passo sicuro e concentrazione alta fino all’ultima elevazione erbosa dopo la quale la traccia entra nella boscaglia e si fa più confusa, per due volte un frullare di ali ci mette sull’attenti; due coturnici in un solo giorno non capita spesso di vederle. Mantenendoci sul lato nord poco sotto la cresta perdiamo quota rapidamente, ogni tanto alcuni segnali giallo/rossi (parcelle forestali) ci indicano la via all’interno del bosco di faggio, punteggiato da diversi esemplari di Dentaria a nove foglie. Ancora un tratto nel bosco e dopo due ore ecco finalmente i verdi pascoli di casera Nischiuarch (1.182 mt.) dove ci fermiamo per una sosta. La parte sempre aperta della casera viene “gestita” da volontari che pian piano l’hanno equipaggiata con diversi comfort (stufa a legna, cucina a gas, supellettili varie, bagno esterno in ceramica…) che portano questa casera alla pari (o forse sopra) delle altre strutture sempre aperte del parco. Riprese le forze affrontiamo l’ultima parte dell’itinerario; dalla casera seguiamo il sentiero CAI 739 che si immerge nel bosco pochi metri sotto la casera. Superato un traverso siamo costretti ad afrontare una risalita a strette svolte, dopo di che il sentiero inizia a disegnare tornanti regolari scendendo verso valle. Prosegiuamo nella comoda discesa attraversando un vecchio pascolo con i resti di un edificio fino a raggiungere la rotabile in prossimità del ponte sul rio Bianco, ancora pochi minuti su strada asfaltata e siamo di nuovo al punto di partenza. Resoconto: L’itinerario come descritto è adatto esclusivamente ad escursionisti esperti (EE), sia per la lunghezza che per il tratto in cresta, impervio e privo di segnalazioni dove bisogna avere passo sicuro. E’ possibile percorrere un’anello simile che non presenta particolari difficoltà tecniche; una volta giunti alla bocchetta si scende lungo il sentiero CAI 727 nell'opposto versante fino a Sant'Anna di Carnizza e si raggiunge casera Nischiuarch lungo la vecchia strada sterrata. Anche evitando le difficoltà tecniche del tratto in cresta resta comunque un itinerario lungo e con molto dislivello.
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Gennaio 2020
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