Sul monte Matajur ci sono già stato diverse volte; d’estate, d’inverno, di giorno, di notte, a piedi e in bici ma se capita l’occasione buona non ci penso due volte a puntare le valli del Natisone per raggiungere ancora una volta gli ampi pascoli che conducono alla chiesetta sommitale. L’appuntamento è per le 8:30 in piazza a Povoletto e da lì si deciderà la meta della giornata. Puntuali ci ritroviamo tutti e tre nel luogo prestabilito sotto un cielo grigio e una leggera nebbiolina. L’idea iniziale era quella di fare un giro sulle Zuffine, selvaggia zona compresa tra i paesi di Subit e Prossenicco, ma visto il tempo umido il timore di trascorrere la giornata nella nebbia è alto. Dopo una rapida consultazione decidiamo di non rischiare e spostiamo la nostra meta sul monte Matajur; a 1600 metri siamo quasi sicuri che sbucheremo fuori dalle nubi. Dopo circa quaranta minuti di strada, all’altezza di Montemaggiore la visibilità si riduce notevolmente e dopo alcuni tornanti, come da previsione usciamo da quel mondo umido e nebbioso sfrecciando su di una strada baciata dal sole che in poche curve ci porta al parcheggio del rifugio Pelizzo posto a quota 1.320 metri. Già da qui la vista è magnifica, il cielo è terso, un mare bianco si estende a perdita d’occhio e verso sud est alcuni monti emergono come scogliere dal mare. Il nostro itinerario parte dallo spiazzo antistante l'ingresso della costruzione, dopo pochi metri al bivio tralasciamo la traccia che sale direttamente alla cima per seguire il sentiero che ci condurrà fino alle malghe di Mersino (Marsinska Planina). Questa traccia, nominata sulle carte “sentiero naturalistico del monte Matajur”, taglia il versante sud ovest del monte mantenendosi costantemente sopra la linea del bosco attraverso i prati ormai ingialliti. Man mano che ci muoviamo verso occidente lo sguardo può spaziare verso l’alta pianura avvolta da una bianca coltre da cui affiorano solo le Prealpi e i giganti alpini oltre regione. All’orizzonte è facilmente riconoscibile la massiccia piramide dell’Antelao, più vicino svettano le Prealpi Carniche e quelle Giulie con il Cuarnan e il Cjampon primi fendenti della nebbia all’imbocco della valle del tagliamento; proprio di fronte a noi affiorano anche il monte Mia, il monte Joanaz e con nostro stupore anche le Zuffine. Dalle malghe di Mersino prendiamo il CAI 725, una comoda mulattiera che prosegue leggermente in salita lungo il versante nord, passiamo sotto il rifugio Dom Na Matajure, costeggiamo un laghetto artificiale e alcune vecchie strutture fino a giungere ad un nuovo bivio vicino ad una piccola rosa dei venti. Da questo punto si apre una splendida vista sui monti sloveni e la valle dell’Isonzo (Soča) priva di nebbia. Dobbiamo affrontare l’ultimo tratto per raggiungere la cima, il segnavia ora è il CAI 736, che attraverso un percorso più accidentato, pendente e con alcuni gradini rocciosi ci porta in poco più di 10 minuti sulla sommità. La cima (1.641 m) è affollata da numerosi escursionisti, stranamente il vento che soffia perennemente su questa cima oggi è particolarmente tenue; la vista come sempre è maestosa, verso sud ovest il mare di nubi la fa da padrone, verso nord est invece sono le montagne ad offrire uno spettacolo difficilmente descrivibile. Si parte dal Cjampon per seguire tutta la cresta del Gran Monte fino allo Stol, dietro i Musi e il monte Guarda fanno da scudieri al potente massiccio carsico del Canin imbiancato solo nella porzione sommitale. Verso la Slovenia in primo piano svetta il “lavador” del monte Nero (Krn), più in là il Mangart, lo Jalovec ed il Triglav, la vetta più alta delle Alpi Giulie. Dopo le foto di rito, la firma del libro di vetta (custodito nella chiesetta) e un rapido spuntino ripartiamo per tornare all’auto seguendo il CAI 736 che con alcuni passaggi su rocce affioranti ci porta fino alla “strada di Rommel” che seguiamo per pochi metri fino a svoltare a sinistra riprendendo la traccia denominata “sentiero naturalistico del monte Matajur”. La traccia taglia il versante sud orientale del monte attraverso un bosco misto di faggio e carpino portandoci di nuovo al parcheggio in poco più di mezzora e chiudendo questo facile anello che permette di attraversare diversi ambienti montani e di godere di splendidi scorci sia sulla pianura che sulle montagne.
Resoconto: Semplice anello che permette di scoprire tutti i versanti del monte Matajur, si può percorrere in qualsiasi stagione; d’inverno in caso di neve la strada viene chiusa subito dopo Montemaggiore. Dalla cima si può godere di un panorama a 360 gradi dalle Alpi fino al golfo di Trieste.
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Gennaio 2020
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