Siamo nel cuore delle Alpi Giulie dove il vasto altopiano del Montasio viene delimitato verso nord da una lunga dorsale calcarea che parte dallo Jof di Montasio e si spinge per chilometri fino al Monte Cregnedul. A quota 2.531 metri, sulla cresta del Foronon del Buinz, troviamo adagiato su di un piccolo spiazzo il bivacco intitolato a Luca Vuerich, alpinista di punta nel panorama internazionale, scomparso nel gennaio 2010 a soli 34 anni travolto da una valanga. Il bivacco è costruito interamente con legno di abete rosso ed è appositamente studiato per sopportare i grossi carichi di neve che vi si possono depositare durante l'inverno; un vero gioiellino a disposizione di escursionisti, alpinisti e amanti della montagna. Il bivacco è stato costruito nel 2012 ma ne sono venuto a conoscenza solamente nel 2014 grazie alle foto di chi l'aveva già raggiunto. Da subito ho voluto andarci ma, forse qualcuno se lo ricorda, l'estate 2014 è stata disastrosa dal punto di vista meteorologico e l'anno successivo non sono riuscito a trovare un compagno di viaggio abbastanza esperto per affrontare un percorso non proprio banale lungo cenge e canalini rocciosi. Finalmente quest'anno ci sono riuscito, e vista la splendida giornata, ho completato un non programmato giro ad anello dai pian del Montasio attraverso il sentiero attrezzato Ceria Merlone. Ore 7:55, parcheggiamo l'auto nello spiazzo (1500 mt.) vicino alla strada che porta al rifugio di Brazzà; ci sono già parecchie macchine, probabilmente troveremo un po' di confusione. Risaliamo la forestale in direzione del Rifugio di Brazzà, dietro il quale imbocchiamo il sentiero che sale alla Cima di Terrarossa. La temperatura è frizzantina, sicuramente sotto i 20 gradi; il sentiero ancora in ombra risale il versante sud con numerosi tornanti, sfruttando le naturali cenge rocciose e attraversando alcuni rari spiazzi erbosi. Saliamo rapidi lungo il sentiero dove superiamo un paio di comitive e in poco più di un’ora arriviamo ad un bivio (2285 mt.): verso sinistra si stacca il sentiero che porta alla Cima di Terrarossa, noi prendiamo a destra imboccando il sentiero denominato Ceria Merlone. La prima parte del sentiero si sviluppa su di una cengia erbosa che corre un centinaio di metri sotto la cresta di Cima Gambon; dopo una quindicina di minuti dal bivio il sentiero si inerpica lungo un ghiaione che permette di raggiungere Forca de Lis Sieris (2274 mt.). La forca è formata da un ampio avvallamento incastonato tra la Cima Gambon ed il Foronon del Buinz; da qui lo sguardo può spaziare verso nord sulla Val Saisera e sullo jof Fuart, oppure verso sud sul Kanin e sull’altopiano del Montasio. Dopo una breve pausa per visitare alcuni resti di postazioni belliche, riprendiamo a camminare verso est salendo un ripido banco detritico che in breve ci porta a ridosso delle prime rocce alla base del Foronon del Buinz. Da questo punto il sentiero inizia ad essere attrezzato e si alternano facili roccette a passaggi di primo e secondo grado mai eccessivamente esposti. Utilizzando i numerosi appigli e le attrezzature incastonate nella roccia si guadagna quota abbastanza velocemente immersi in un ambiente aspro dal grande fascino. Superato questo tratto attrezzato il sentiero prosegue lungo uno spettacolare percorso in cresta fino alla cima del Foronon del Buinz (2531 mt.) dove si trova il bivacco Luca Vuerich. Sono le 10:30 e finalmente oltre ad aver raggiunto il bivacco vediamo i primi stambecchi della giornata; un gruppo di una decina di giovani individui ci osserva dall’alto, proprio a pochi metri dal bivacco. Eccolo lì il bivacco, una piccola costruzione in legno e metallo ancorata con quattro piloni alla roccia calcarea che forma le nostre Alpi, dentro otto posti letto con comodi materassi, coperte e generi di prima necessità. Noi ci sistemiamo all’esterno, su alcuni massi che sembrano fatti apposta per sedersi ed ammirare un panorama che può spaziare per 360 gradi. Verso sud si erge maestoso il gruppo del Kanin con il monte forato e le piste di Sella Nevea ben visibili. Un po’ più ad est riconosco il Triglav, lo Jalovec e il Mangart, verso nord lo Jof Fuart, lo Jof di Miezegnot e il santuario del Lussari, all’orizzonte si intravedono i 3000 austriaci con i loro ghiacci perenni. Ci fermiamo in cima per 45 minuti durante i quali scattiamo foto, mangiamo un panino e parliamo con gli altri escursionisti che pian piano raggiungono la cima. La nostra meta l’abbiamo raggiunta ed è ancora presto, sono le 11:10, cosa facciamo? La giornata è splendida e il sentiero che continua verso est ci sta chiamando. Ancora due parole con un stravagante escursionista sloveno appena arrivato dal Ceria Merlone e facciamo due conti; il caschetto c’è, l’imbrago è nello zaino, di tempo ne abbiamo, se non proseguiamo ora dovremmo tornare chissà quando. Ore 11:15 siamo di nuovo in marcia, scendiamo rapidamente verso sella del Buinz e con alcuni facili passaggi su cengia giungiamo proprio sotto la cima del Modeon del Buinz; ecco dove erano finiti! Proprio dietro un costone roccioso appaiono davanti a noi almeno una ventina di camosci adulti che sfidano le vertigini e si spostano da un masso all’altro. Dopo alcune foto ripatiamo e aggirata la cima scendiamo ripidamente a destra per un canalone ghiaioso con roccette molto instabili. Superiamo dei tratti attrezzati con lunghe funi fino a giungere a Forca de La Val (2352 mt.), dalla suggestiva forcella si risale qualche metro per imboccare una cengia che attraversa la parete sud della Cima de la Puartate. In questo tratto spettacolare si cammina in costante esposizione su di una serie di cenge attrezzate con cavi metallici. Uno dei cavi si è schiodato dall’ultimo fittone e poco dopo un altro risulta un po’ lasco poiché due fittoni sono usciti dalla roccia; con attenzione superiamo anche questi due punti e conclusa la cengia iniziamo a salire sul filo del crinale fino a portarci poco sotto a Punta Plagnis (2411 mt.). Superata Punta Plagnis il sentiero prosegue in leggera discesa fino alla Forcella Cregnedul (2340 mt.) che una volta attraversata ci porta nel versante nord-est di Punta Plagnis. Da questo punto inizia la discesa verso Lavinal dell’Orso prima su sentiero, poi su roccia con tratti attrezzati (questo a mio parere il tratto che più si avvicina ad una ferrata) ed infine su ghiaione. Alle 14:10 dopo tre ore di cenge, canalini, panorami mozzafiato ed esposizione abbiamo terminato il sentiero attrezzato Ceria Merlone. Soddisfatti per quanto fatto ci concediamo una pausa con un sorso di cordialino a forcella Lavinal dell’Orso (2138 mt.) e ripartiamo seguendo il CAI 626, che costeggia l’ampia vallata e ci porta fino al Passo degli Scalini (2022 mt.). Dal passo la strada è ancora lunga, prima raggiungiamo la Casera Cregnedul (1515 mt.) poi attraverso una pista forestale copriamo gli ultimi chilometri che ci separano dall’altopiano dove abbiamo lasciato la macchina. Sono le 16:00 e dopo otto ore di cammino ci meritiamo una bella birra fresca al rifugio Divisione Julia di Sella Nevea. Resoconto: Itinerario molto lungo, in grado di regalare scorci fantastici e passaggi emozionanti, alterna tratti attrezzati con cenge molto esposte da percorrere con estrema cautela. Casco obbligatorio per l’ambiente in cui ci si muove e per la massiccia presenza di stambecchi, imbrago consigliato soprattutto per chi non ha dimestichezza con il vuoto.
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Da un paio di anni ormai nella prima domenica di Agosto, presso il Rifugio Giovanni Olinto Marinelli, si svolge un evento "mondano" chiamato Scollinando dove lo staff del rifugio e quello del ristorante Da Nando collaborano per dare vita ad una festa a base di musica e succulenti piatti ad alta quota (2.100 m). Ogni anno a seguito dell'evento non mancano mai le polemiche, due sono gli schieramenti: quelli del "questi eventi non hanno nulla a che fare con la montagna" e quelli del "per un giorno andate da altre parti se volete la tranquillità". Dal canto mio ho sempre assistito a queste discussioni infinite da spettatore ignorante visto che non ci ero mai stato e quindi quest'anno ho deciso di fare un salto a Scollinando, partendo dal campeggio di collina e completando il giro ad anello passando per forcella plumbs. Parto da Udine, per le 8 passo a prendere la morosa e via verso Collina, pausa caffè ad Ovaro e poi gli ultimi interminabili chilometri fino a Collina, la strada sembra ogni volta più lunga. Gran ressa di auto già al campeggio, oggi ci sarà il pienone. Poco male, noi dobbiamo parcheggiare proprio qui, altrimenti al ritorno bisogna fare quesi un chilometro d'asfalto in salita. Tra una cosa e l'altra siamo al rifugio Tolazzi alle 10:00, orario perfetto per giungere al Marinelli verso le 12:00; l' orario di inizio della festa. La prima parte della salita avviene sulla strada forestale che inizia presso il rifugio Tolazzi e arriva fino al rifugio Marinelli. Noi sul tornante a quota 1500 mt. decidiamo di prendere il sentiero cai 143 che permette di accorciare la strada dal punto di vista dei chilometri e del tempo a discapito della pendenza. In meno di un ora siamo a casera Morarèt, breve pausa e poi ripartiamo. Sia la strada che il sentiero sono molto trafficati ma la maggior parte delle persone preferisce la strada, noi proeguiamo con il sentiero. La pendenza del sentiero si mantiene abbastanza costante fino a quota 1900 mt. poi per gli ultimi trecento metri aumenta rendendo il sentiero più faticoso. L'ambiente in cui si cammina è quello tipico dei pascoli alpini, dolci pendii erbosi solcati da numerosi torrenti di acqua fresca e qualche cespuglio di Ontano Verde. Superati gli ultimi metri poco prima delle 12:00 siamo al Marinelli; la musica è gia alta, c'è molta gente e altra ne deve ancora arrivare. Troviamo due posti a sedere sulla terrazza, la fame si fa sentire e subito ordiniamo da mangiare: lasagne con salsiccia e tarassaco, frico, spezzatino di cervo e polenta. Riprese le forze con il succulento pranzo decidiamo di spostarci su di uno dei prati vicino al rifugio. Sono circa le 13.30 e adesso c'è molta più gente rispetto a quando siamo arrivati; ragazzi giovani e meno giovani, gruppi di amici, famiglie con bambini e coppie, chi più attrezzato e chi meno ma tutti con la voglia di farsi due ore di strada in salita per passare una giornata di festa in quota. Certo qualcuno ha fatto il furbo ed è salito in macchina sfruttando un passaggio da chi ha portato i materiali al rifugio, ma sono davvero in pochi. La giornata è splendida soffia un po'di vento, nuvole veloci solcano il cielo, distesi sull'erba si sta benissimo, sono già le 14:40 è ora di rimettersi in marcia. Da forcella Morarèt imbocchiamo il CAI 174 che in quindici minuti ci porta a sfiorare la cima del monte Floriz (2184 mt.), da qui il sentiero prosegue in discesa verso forcella Plumbs con uno spettacolare percorso in cresta. Appena superata la cima del Floriz la musica e la folla al Marinelli sono già un ricordo lontano; il vento agita i fili d'erba e gli unici suoni udibili sono quelli dei campanacci delle mucche e i fischi delle marmotte. In discesa si raggiunge in breve forcella Plumbs (1970 mt.) un ampio avvallamento erboso che unisce il monte Crostis al gruppo del monte Coglians. Dopo una breve pausa per bere un sorso d'acqua ripartiamo e in mezzoretta raggiungiamo casera Plumbs. Dalla casera imbocchiamo la strada forestale che abbandoniamo dopo il primo tornante per seguire il sentiero CAI 150, il sentiero alterna tratti all'interno di una splendida pecceta con alcuni piccoli guadi e in un oretta ci riporta sulla strada che sale al Tolazzi vicino all'ex bar Edelweiss. Sono le 17:30 e non ci resta che percorrere un pezzetto di strada fino a dove avevamo lasciato l'auto. Resoconto:
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Gennaio 2020
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