Dopo la stagione invernale 2018/2019, avara di precipitazioni nevose soprattutto a quote medio basse, mai avrei pensato di poter ancora ciaspolare per il primo di maggio. Fatto sta che dopo le abbondanti e sorprendenti precipitazioni, che in una notte hanno scaricato circa 40 cm di neve sia sulle Carniche che sulle Giulie, non restava che scegliere la meta più appropriata per utilizzare le ciaspole ancora volta, prima della pausa estiva. Dopo aver scartato alcune idee, il suggerimento sulla meta è giunto da Facebook, dove un post avvisava che il rifugio Pellarini avrebbe aperto proprio per la festività del primo maggio. Sentiti gli amici, tutti d’accordo, restava solo da decidere l’ora di partenza. Lasciata l’auto al “parchegio P2” in val Saisera (869 m slm), ci incamminiamo per la strada forestale seguendo le indicazioni per il rifugio (sentiero n. 616). La giornata è spettacolare, il cielo è limpido e tutte le cime innevate si ergono maestose davanti a noi. La cosa che subito mi ha colpito è stata il contrasto tra le foglie verde brillante dei faggi e il bianco della neve a terra; qualcosa di insolito e molto particolare. Questo piacevole connubio cromatico ci accompagna lungo tutta la strada forestale, che percorriamo lungo il primo tratto del nostro itinerario. La strada alterna un paio di tratti più ripidi ad alcuni tratti in falsopiano e camminando con tranquillità, in circa un’ora raggiungiamo il Pian dei Caboneri, dove parte la teleferica a servizio del rifugio. Superata la teleferica il quantitativo di neve al suolo aumenta e poco prima che il sentiero inizi a salire con più decisione indossiamo le ciaspole. Ora il sentiero diventa molto più stretto e proseguiamo la nostra ascesa sotto un costone roccioso, da dove ha inizio una lunga diagonale a ridosso di pareti ricoperte dai mughi. Superiamo con l’aiuto di un cavetto alcuni tratti rocciosi e una volta raggiunta la sommità della parete rocciosa attraverso un canalino, seguiamo le tracce sulla neve di chi ci ha preceduto. Ancora qualche minuto di cammino nel bosco e poi, improvvisamente, il paesaggio cambia; il bosco si dirada e davanti ai nostri occhi si apre l'ampio circo morenico delle Cime delle Rondini. Ancora qualche passo immersi nel candore della neve e, sulla nostra sinistra, iniziamo a intravedere il Pellarini (1.499 m slm), incorniciato dall’imponente gruppo della Madre dei Camosci, Jof Fuart e Grande Nabois. Il rifugio sembra ormai vicino, ma prima di poterci sedere sulla splendida terrazza dobbiamo superare poco meno di 100 metri di dislivello su traccia già battuta ma comunque faticosa per la pendenza. Dopo due ore di cammino, arriviamo in rifugio con una fame da lupi e molta sete; troviamo posto sulla terrazza e quattro birre per recuperare i sali minerali sono lì che ci attendono. Ristorati dalla birra fresca e dal panorama ordiniamo da mangiare: pasta al ragù, frico, polenta, salsiccia e per finire crostata. Spazzolato per bene i piatti decidiamo di fermarci un po’ in rifugio per godere della splendida giornata, ogni tanto qualche colata di neve dà spettacolo lungo le pareti rocciose e in breve si fanno le 3; è ora di ripartire. Prima di intraprendere la discesa ci beviamo una grappa con Giorgio (il gestore del rifugio) che ci invita tutti all’apertura della stagione estiva il 18 maggio. Rimesse le ciaspole, seguiamo il percorso dell’andata e perdiamo quota con qualche capitombolo sulla neve ormai “molla”. Raggiunto il bosco, le ciaspole non servono più, nei tratti ripidi prestiamo attenzione a non scivolare e in poco più di un’ora siamo di nuovo all’arrivo della teleferica. Non resta che seguire la strada forestale immersa nella faggeta fino al parcheggio; a valle ormai non resta quasi più traccia della neve, ma ormai siamo a maggio ed è tempo che le ciaspole tornino al loro posto sulla mensola in garage!
Resoconto: Il sentiero n. 616 parte dal parcheggio in val Saisera e con un dislivello di 630 metri porta al rifugio Pellarini, aperto nel periodo estivo. Il sentiero ha difficoltà escursionistica E, con un piccolo tratto attrezzato con un cavetto per semplificare la salita. Il rifugio può essere raggiunto in un paio di ore per una facile escursione, oppure può diventare un punto strategico d’appoggio per un’escursione di più giorni nelle Alpi Giulie.
Link utili: Rifugio Luigi Pellarini Rifugio Pellarini pagina Facebook
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Gennaio 2020
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