L’escursione di oggi inizia dal lago superiore di Fusine, dove parcheggiamo l’auto nei pressi della locanda “Ai sette Nani” (941 m). La nostra metà sarà il rifugio Zacchi che raggiungeremo attraverso il sentiero che passa per l’Alpe Vecchia. Una volta pronti imbocchiamo con buon passo la strada forestale alle spalle della locanda che in breve ci porta ad un bivio subito dopo il ponticello sul rio Vaisonz. L’itinerario “tradizionale” prevede che al bivio si prosegua verso sinistra sulla carrareccia che porta allo Zacchi; tuttavia consiglio vivamente di passare per l’Alpe del Lago, da cui si gode di una splendida vista sul gruppo del Mangart e un suggestivo scorcio sul lago superiore. Quindi, al bivio dopo il ponte, deviamo a destra seguendo la strada che in pochi minuti ci porta all’Alpe del Lago; uno splendido pascolo di circa venti ettari posto proprio sopra il lago. La strada prosegue in direzione sud lambendo prima il bosco di abeti e poi l’omonima malga, le diverse mucche al pascolo non sembrano molto interessate alla nostra presenza e continuano nel loro brucare come se niente fosse. Superata la maga rientriamo brevemente nel bosco prima di giungere all’Alpe Tamer; raggiunto il piccolo pascolo lo superiamo costeggiandone il margine sinistro fino al bivio tra i sentieri CAI 517a e 513 (cartello vecchio con tempi sovrastimati). Dopo il bivio inizia il tratto in salita, fin qui infatti abbiamo camminato in falso piano per circa quaranta minuti, guadagnando solo pochi metri di altezza rispetto alla partenza. Il sentiero CAI 513 presenta per i primi 100 metri una buona pendenza, risaliamo con stretti tornanti un ripido canale ricoperto da vegetazione, il fondo è sconnesso e bisogna prestare un po’ di attenzione a dove si mettono i piedi. Superato il tratto ripido il sentiero continua in salita fino a raggiungere un tratto dolcemente ondulato che precede il pianoro dell’Alpe Vecchia (1.307 m), ora camminiamo agevolmente tra abetaie, rododendri e massi detritici Superato il bivio con il CAI 517 il bosco si dirada definitivamente garantendo una stupenda visuale sulle pareti del piccolo Mangart di Coritenza, della Veunza, della Strugova e sul gruppo delle Ponze. Proseguiamo lambendo i conoidi detritici posti alla base della Veunza e della catena delle Ponze fino a che il sentiero si raccorda con la carrareccia che sale al rifugio; sono passate due ore dalla partenza, ancora alcuni minuti su strada e saremo allo Zacchi. Giunti al rifugio (1.380 m) troviamo posto sulla terrazza panoramica, un buon piatto di tagliatelle al ragù di capriolo ce lo siamo meritato. Dopo aver pranzato, per il rientro al lago decidiamo di percorrere il CAI 512 che permette di risparmiare qualche chilometro rispetto alla strada forestale. Il sentiero parte in prossimità del rifugio e con una serie di stretti tornanti e gradini rocciosi permette di perdere quota molto rapidamente, superato un ultimo tornante il sentiero compie un lungo traverso a pendenza costante che ci porta a superare un piccolo guado e una scalinata di roccia. Dopo circa cinquanta minuti di discesa ci raccordiamo con la strada forestale che immersa nel bosco ci riporta fino al parcheggio dove abbiamo lasciato l’auto.
Resoconto: Escursione semplice, in grado di regalare suggestivi panorami alpini. Distanza e dislivello sono contenuti ma non vanno sottovalutati alcuni tratti del sentiero CAI 513, che vengono resi insidiosi dal sottobosco umido e scivoloso.
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Gennaio 2020
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